Filtro antiparticolato intasato

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Il problema dell’inquinamento dell’aria delle nostre città è ormai diventato un argomento centrale nell’opinione pubblica del nostro paese, soprattutto da quando la Pianura Padana è diventata tristemente una delle aree più inquinate d’Europa. Negli ultimi anni è infatti capitato spesso di sentir parlare durante i telegiornali, regionali e nazionali, dell’introduzione di misure anti-inquinamento, che prevedono il blocco della circolazione stradale per determinate categorie di auto, per ridurre la concentrazione nell’aria dei particolati, le famigerate polveri sottili PM10 e PM 2,5, tra le principali cause del peggioramento della qualità dell’aria che si respira nei grandi centri urbani.

Per ridurre ulteriormente le emissioni di queste sostanze nocive da parte delle autovetture, indicate tra le principali responsabili dello smog cittadino, dal 2008 in concomitanza con l’introduzione della nuova classe di inquinamento Euro V è diventato obbligatorio per le autovetture con motore diesel essere dotate di filtro antiparticolato, senza il quale non possono circolare.

Qual’è l’utilità e come funziona il filtro antiparticolato?

Il filtro antiparticolato, noto anche con il termine tecnico di sistema di post-trattamento dei gas di scarico, è una componente universale dei motori diesel essenziale per filtrare e intrappolare i particolati prodotti durante i processi di combustione del carburante ed evitare in questo modo la loro dispersione nell’ambiente. Questo filtro è stato per la prima volta impiegato nel 2000 sulla Peugeot 607 e ben presto ha trovato un progressivo e costante impiego anche da parte di altre case automobilistiche europee sebbene si possa presentare con alcune differenze.

La struttura piatta e allungata del filtro, che si conserva in tutte le diverse tipologie, è simile a quella di un catalizzatore ma con un’estremità sigillata; il filtro è composto al suo interno da una lunga serie di piccoli canali che permettono ai gas di scarico di fuoriuscire filtrati trattenendo però le particelle di particolato che vengono poi immagazzinate al loro interno. In termini di funzionamento è possibile distinguere due tipologie principali, il FAP (Filtrè a Paricules) e il più comune DPF (Diesel Particulate Filter), che si differenziano per il diverso processo di rigenerazione, ovvero la combustione delle polveri sottili operata per pulire il filtro e recuperarne l’efficienza.

Come avviene il processo rigenerativo del FAP?

Ciclicamente il filtro raggiunge una soglia di saturazione del particolato presente al suo interno, che ne compromette la capacità di filtraggio. A seconda della tipologia di auto la saturazione può avvenire più o meno rapidamente e in generale ogni 500 km percorsi o 10 ore di uso continuato. Non appena l’accumulo delle particelle di polveri sottili raggiunge una quantità eccessiva la centralina del motore automaticamente innesca il processo di rigenerazione.

Sia che si tratti di un filtro FAP sia DPF, nella rigenerazione il filtro deve raggiungere una temperatura di circa 650 °C: a questa temperatura tutto il particolato è combusto e converitito in anidride carbonica. Per raggiungere tale temperatura la centralina del motore sigilla totalmente o parzialmente la valvola EGR (Exhaust Gas Recirculation), uno speciale componente del motore abbassa la temperatura dei cilindri e dello scarico.

I filtri FAP inoltre utilizzano un particolare additivo, chiamato cerina, contenente biossido di cerio (CeO2), questo permette di abbassare la temperatura di combustione del particolato da 650°C a 450°C. L’additivo è contenuto in uno specifico serbatoio collegato direttamente al serbatoio del carburante con il quale viene miscelato. Per avviare il processo di rigenerazione la centralina opera post iniezioni di carburante, portando in temperatura il sistema di scarico e pulendo i filtri dalle particelle delle polveri sottili.

I filtri DPF non si avvalgono di nessun tipo di additivo e raggiungono i 650°C. Anche in questo caso l’aumento di temperatura avviene tramite una serie di post-iniezioni con conseguenti post-combustioni. Per facilitare il processo rigenerativo, le pareti del filtro sono ricoperte da metalli nobili, che svolgono il ruolo di catalizzatori, tra cui rodio, palladio e platino. Raggiunta la temperatura di combustione i particolati sublimano pulendo completamente il filtro.

Come capire se il FAP è intasato?

In alcuni casi i processi rigenerativi non riescono e per capire se il filtro antiparticolato ha raggiunto la soglia limite di saturazione è necessario prestare attenzione ad alcuni segnali:

    • Il primo e più evidente è l’accensione della spia gialla FAP sul cruscotto, che indica che la centralina potrebbe aver rilevato un malfunzionamento del processo di rigenerazione. Si tratta certamente del primo campanello d’allarme che non deve essere sottovalutato. Attenzione però che su auto diesel di vecchia generazione l’accensione della spia non indica necessariamente un malfunzionamento ma talvolta è il segnale di avvertimento dell’inizio del processo di rigenerazione. Per questo è consigliabile mantenere l’auto sui 3000 giri al minuto per aumentare la temperatura e facilitare l’eventuale processo rigenerativo. Se nonostante questo la spia dovesse rimanere accesa e contemporaneamente presentarsi altri segnali di allarme, di cui parleremo più avanti, è assolutamente necessario eseguire un controllo per verificare l’integrità del filtro ed evitare danni maggiori.
    • Un secondo segnale comune in caso di malfunzionamento è l’accensione della spia del motore con una significativa perdita di potenza. Questa è causata solitamente dall’intervento automatico dell’autoprotezione elettronica del motore, che serve a evitare di danneggiare gravemente i cilindri e i pistoni e altre componenti meccaniche. Si tratta di un evento critico poiché significa che il ricircolo d’aria all’interno del motore non sta avvenendo correttamente e i gas di scarico non riescono a filtrare rimanendo intrappolati.
    • Un ultimo segnale visibile è la fuoriuscita dal tubo di scappamento di un denso fumo nero, diretta conseguenza di un mancato filtraggio dei gas di scarico, che indica un malfunzionamento del filtro antiparticolato.

 

Cosa fare se il filtro antiparticolato è intasato?

Trattandosi di una componente estremamente delicata ed essenziale per la circolazione del mezzo, la verifica del corretto funzionamento del filtro antiparticolato ed eventualmente l’aggiunta dell’additivo non sono procedure da eseguire da soli ma richiedono necessariamente l’intervento di un tecnico specializzato, è pertanto indispensabile recarsi immediatamente presso un’officina attrezzata.

Lo specialista tenterà per prima cosa di avviare la pulizia del filtro attraverso una rigenerazione forzata, a tale scopo, dopo l’aggiunta di un additivo specifico, spingerà il motore dell’auto per una decina di minuti intorno ai 3000 giri al minuto; solitamente con questo procedimento si riesce a ristabilire la funzionalità del filtro. Nel caso sfortunato che la citata procedura non fosse sufficiente, si dovrà richiedere l’intervento di un’azienda specializzata che dopo aver constatato lo stato del filtro procederà a una pulizia accurata di tutte le componenti o alla sua completa sostituzione se irrecuperabile.

È bene sottolineare che la rimozione del filtro antiparticolato per non incorrere in problemi di intasamento, è una pratica, non solo vietata dalla legge e punita con pesanti sanzioni amministrative, di molto superiori al costo di manutenzione o sostituzione della componente, ma provoca un grave inquinamento dell’aria che respiriamo con conseguenti danni alla salute di tutta la collettività.

 

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